PONTIDA 2016, Salvini: mai servi di nessuno «Cambieremo la Costituzione»

pontida-4Con la cerimonia dell’alzabandiera, è iniziato domenica 18 settembre il raduno leghista di Pontida, che quest’anno si celebra nel ventennale della dichiarazione di indipendenza della «Padania». Sul prato di Pontida sono arrivati in 50 mila.

Il segretario Matteo Salvini è arrivato presto, iniziando subito a parlare con i giornalisti e il pubblico presente, numeroso come sempre nello storico pratone di Pontida.

«Io voglio una Lega forte. Che cosa farà il resto del centrodestra, lo deciderà lui.Se ha coraggio, viene dietro a noi, altrimenti la Lega è pronta a fare da sé» ha esternato. Secondo Salvini, la scelta è sempre «o con noi o con la Merkel, liberi o schiavi della moneta unica». E la proposta di Stefano Parisi resta inascoltata, dal leader della Lega, che sabato aveva definito «mummie» gli esponenti politici ospiti della convention dell’ex candidato sindaco di Milano. «Non vogliamo - ha spiegato oggi a Pontida - recuperare qualcuno che è solo a caccia di poltrone».

«Il mio interlocutore è il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, visto che con Giorgia Meloni l’accordo è sostanzialmente generale» ha proseguito Matteo Salvini, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano quale fosse l’interlocutore ideale per una ricostruzione del centrodestra, dopo le critiche alla proposta di Stefano Parisi.

Per la Pontida del ventennale dalla «dichiarazione di indipendenza» pronunciata a Venezia da Umberto Bossi, Roberto Calderoli ha poi portato sul palco una torta di compleanno con venti candeline, «visto che non ci ha pensato nessuno». Il vicepresidente del Senato ha detto «tanti auguri Padania» suscitando un coro «secessione, secessione» dalla folla sul prato. «Siccome dicono che ci siamo dimenticati della Padania - ha aggiunto Calderoli -, rispondo che nell’articolo 1 dello statuto della Lega, che ho scritto io, c’è l’indipendenza della Padania. E fintanto che ci sono io quell’articolo rimane. La Padania non può negarla nessuno. La secessione dobbiamo farla domani mattina dall’Europa e dall’euro, poi vedremo il resto».

A intervenire anche Umberto Bossi: «La Lega - ha detto - non potrà mai essere un partito nazionale», ribadendo che l’obiettivo deve rimanere la «secessione» della Padania.

Il presidente-fondatore della Lega ha ricevuto un’accoglienza affettuosa, ma le sue parole sulla Padania non hanno suscitato l’applauso corale del pratone. In molti però hanno inneggiato alla Padania e alla secessione, rispondendo all’appello del vecchio capo. «Io ho ascoltato in questi tempi con molta attenzione la Lega - ha detto tra l’altro Bossi -. La Lega è in un momento di grande confusione, è stata né carne né pesce, ma la Padania resta nel cuore e nella testa». Bossi ha sostenuto che «la Lega è stata fatta per la libertà del nord dall’oppressione del centralismo italiano, non per altri motivi», e ha osservato che “troppo spesso si sente parlare di uscire dall’euro, ma i fatti dicono che l’Italia si porta via 100 miliardi di euro e l’Europa due: chi è dunque il nemico? State attenti a tirare le conclusioni così». Bossi, senza fare nomi, si è infine rivolto ai leghisti radunati a Pontida nel ventennale della dichiarazione di indipendenza della Padania affermando che «a volte i dirigenti devono essere richiamati dai veri proprietari, i militanti».

«Siamo una grande squadra che fa cose molte concrete, Lombardia e Veneto sono le due regioni più avanzate» è poi intervenuto Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia. «Il governo vuole fare tagli alla sanità? Tagli pure ma alle regioni sprecone, non a Lombardia e Veneto» ha aggiunto. «Abbiamo licenziato Equitalia, Renzi lo aveva detto ma non lo ha fatto. Stiamo facendo tante cose, diremo quali sono le nostre condizioni al governo per il taglio delle tasse. Dobbiamo difendere i nostri cittadini, le nostre regioni, il nord, questa è la nostra missione».

A seguire anche Luca Zaia: «Il nostro programma? Noi ascoltiamo il popolo, il vecchio centrodestra non esiste più, esiste un’idea centralista di Roma e quella nostra, quella che dice che gli immigrati devono rispettare le nostre regole sennò vanno via, quella che il lavoro va dato prima agli italiani» ha detto il presidente della Regione Veneto.

«Lombardia e Veneto sono le due regioni più avanzate e tartassate da Roma ladrona» ha poi rispolverato un antico slogan della Lega Maroni. Questo per sostenere, accanto a Luca Zaia, che c’è «una grande azione comune del lombardo-veneto, perché la nostra missione è di difendere i nostri cittadini, i nostri territori e il nord».

«Se qualcuno pensa che il futuro della Lega sia quello di un piccolo partito servo di qualcun altro, di Berlusconi o di Forza Italia, ha sbagliato» ha così iniziato il suo discorso Matteo Salvini dal palco di Pontida, rispondendo indirettamente all’intervento di Umberto Bossi. «Voglio cambiare il paese ma come voglio io, voglio accordi scritti con il sangue», ha aggiunto.

«Da mille e 8 giorni mi avete scelto come segretario federale, giorni belli, ma impegnativi, sono orgoglioso di tutte le battaglie fatte con la Lega, anche dei problemi, anche noi ci siamo complicati un po’ la vita - ha continuato -. Noi non faremo accordi con nessuno, non vogliamo tornare al 4%, non mi interessano dei parlamentari in più, voglio cambiare questo paese, ma alle nostre condizioni, senza avere il cappello in mano».

«Se ti chiami Scajola, stai con Alfano, Fini e Verdini. Non con me. Se voi volete questa gente, cercate un altro segretario federale» ha aggiunto riferendosi alla convention di Stefano Parisi, senza citarlo direttamente.

Matteo Salvini non vede contraddizione fra il progetto nazionale della sua Lega e la vocazione all’indipendenza delle regioni del Nord: «Prima ci liberiamo dall’Europa dei massoni e delle banche, poi ognuno decide come fare» ha detto dal palco di Pontida. «Questo paese - ha aggiunto il segretario leghista - sta insieme solo come aveva detto il genio di Gianfranco Miglio. Sta insieme con il federalismo, con l’insieme delle diversità». Per questo Salvini ha difeso anche l’alleanza con gli euroscettici. «Sono orgoglioso - ha detto - di aver fatto accordi con Marie Le Pen, gli austriaci ma anche con Putin. Questa è la strada poi ognuno vedrà. Perché se oggi vado a bussare a Roma mi risponde un usciere o al massimo Renzi. Il vero nemico è a Bruxelles».

Dopo aver votato «”No” alla riforma costituzionale di Renzi, noi cambieremo la Costituzione» ha proseguito nel suo discorso finale, proponendo un «presidente della Repubblica eletto dai cittadini, che abbia potere di governare e di scegliere i ministri». Questa riforma, ha aggiunto Salvini, sarebbe in senso federale con «una sola camera con il proporzionale, i referendum sui trattati internazionali, il vincolo di mandato e i giudici eletti dal popolo».

Senza tornare direttamente alla figura di Carlo Azeglio Ciampi, Matteo Salvini ha infine difeso davanti ai militanti della Lega la sua definizione di «traditore» affibbiata all’ex presidente della Repubblica nel giorno della sua morte. «Gente così - ha sostenuto - sono traditori del mandato degli italiani. La lista è lunga. Napolitano, Prodi, Monti. Non dico Renzi, perché non è un traditore ma un burattino, un servo, uno schiavo dell’Europa». E ha concluso: «Renzi? Un burattino e bugiardo, la riforma costituzionale te la mangi tu, noi la ricambieremo la Costituzione».

L'Eco di Bergamo