«Basta immigrati nel nostro Paese». E scatta lo sciopero dell’8 per mille

14 aprile - Il segretario leghista Matteo Bianchi critica la posizione della Cei. E lancia la protesta contro i vescovi

Uno “sciopero” dell’8 per mille.

Per dire no alle posizioni che la Conferenza episcopale italiana ha preso sulla questione dell’immigrazione.

A lanciare la protesta è il segretario provinciale della Lega Nord di Varese Matteo Bianchi, che è anche sindaco di Morazzone, come risposta alle dichiarazioni rilasciate da monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, che l’altro giorno ha criticato i rimpatri dei migranti che non hanno ricevuto lo status di profugo. Chiedendo alla politica italiana di studiare una forma di “permesso di soggiorno umanitario”, per consentire loro di rimanere sul territorio italiano.

Una presa di posizione che va ovviamente di traverso al Carroccio, che, nonostante in numerose occasioni si trovi allineato alle posizioni della Chiesa, non condivide messaggi di apertura all’immigrazione. «La posizione della Cei è a dir poco vergognosa e piena di demagogia - commenta duramente Bianchi, con un post su Facebook - non risolve il problema mondiale della povertà ed è solo atta a devastare i popoli europei e la loro cultura, in perfetta linea con il progetto politico/economico mondialista e socialista di cui il Vaticano è attualmente il principale fautore».

Parole forti e di aperto scontro con le posizioni assunte quindi, a livello mondiale, dalla Chiesa cattolica.

«Siccome le organizzazioni vicine a questo sistema sono molto attente al loro portafoglio e grazie alla gestione dei disperati dell’immigrazione riescono ad avere provviste per il loro sostentamento, tocchiamoli sulla pecunia: io non darò il mio 8 per mille alla Chiesa Cattolica e spero lo facciano in tanti altri che si sentono traditi» dice ancora Bianchi.

Un appello chiaro, quindi, a boicottare «chi non fa gli interessi dei nostri popoli». Bianchi, contattato telefonicamente, ci tiene a rimarcare che non si tratta assolutamente «di una questione religiosa. Qui la religione proprio non c’entra niente. Il problema sta proprio nella gestione del business dell’immigrazione, che viene portato avanti da numerose associazioni e altri tipi di soggetti che gravitano attorno agli ambienti del Vaticano».

E quindi lancia l’operazione che chiama «Resistenza dell’8 per mille».

«Dal momento che questi ambienti sono interessati soprattutto ai profitti, e non hanno alcun interesse a tutelare i nostri popoli, l’unico modo per colpirli è proprio andando a toccare il loro portafoglio. Ovvero, iniziando a non pagare più l’8 per mille».

(Laprovinciadi Varese.it)